 
 a cura dell'IRRI di Roma - Istituto Romano per la Ricerca sull'Ipnosi
Quella che segue è una breve descrizione del nostro modello di psicoterapia ipnotica. Vi troverai un elenco dei principi basilari su cui si basa la terapia ipnotica e alcune indicazione sugli aspetti di efficacia e di efficienza di questo modello di psicoterapia.
		
		 CHIAMA 
		SUBITO
CHIAMA 
		SUBITO
il Dott. F. D'Onghia
Psicologo Psicoterapeuta 
		Ipnoterapeuta

In questa pagina:
- L'uso delle risorse nella psicoterapia ipnotica
- Il paziente attivo dell'ipnosi
- La relazione tra paziente e terapeuta, il Rapport ipnotico
- Efficacia ed efficienza dell'ipnosi - terapia
- Milton Erickson e l'ipnosi moderna
Per comprendere come l'ipnosi e la psicoterapia ipnotica funzionano bisogna, innanzitutto, comprendere come nasce un comportamento patologico. In questa direzione possiamo individuare, chiaramente semplificando, due diverse categorie.
La prima è quella di un comportamento che funzionale in un momento della nostra vita ad un certo punto diventa disfunzionale perché cambiano le circostanze intorno a noi o dentro di noi.
La seconda è quella di comportamenti che irrompono, spesso violentemente, nella nostra quotidianità e scuotono noi e le nostre relazioni. In relazione alla prima categoria, un esempio pratico può essere una dipendenza, per esempio dal fumo.
Ogni fumatore sa che iniziare a fumare è piuttosto faticoso ed è davvero raro che non ci siano iniziali sensazioni di disgusto. Nell'ambiente intorno a noi (di solito quello del gruppo in età adolescenziale), però, quelli con la sigaretta sembrano più forti e sicuri di sé, ed è così che noi vogliamo apparire e sentirci. Ci sforziamo così di superare le iniziali difficoltà e, contemporaneamente, costruiamo una sorta di rituale in cui utilizziamo la sigaretta per accedere a stati di sicurezza. In pratica, la sigaretta diventa la chiave per aprire la porta della sicurezza, della concentrazione, del piacere.
Questo discorso può valere sia per le varie forme di dipendenza sia per quei comportamenti ritualistici e ripetitivi tipici dei disturbi ossessivo-compulsivi in cui non si è più capaci di interrompere un comportamento o un pensiero. La seconda categoria fa riferimento a quelle situazioni in cui i sentimenti irrompono inspiegabilmente nel nostro quotidiano, come nel caso dell'ansia, delle fobie, degli attacchi di panico o della depressione; o in cui il nostro corpo comincia a funzionare in modo inusuale, come nei disturbi psicosomatici (dal mal di testa alle coliti) o nei disturbi di conversione (in cui senza nessuna causa organica perdiamo per esempio il controllo degli arti).
In entrambi i casi l'ipnosi ci permette di utilizzare per superare questi difficili momenti la possibilità di usare risorse inaspettate, le nostre risorse inconsce. Nel primo caso la possibilità è quella di attivare risorse che ci permettano di ottenere gli effetti desiderati in un modo alternativo. La possibilità di sentirci sicuri e capaci, e di attingere alle nostre forze interiori . Nel secondo caso la possibilità che ci offre l'ipnosi è quella di modificare i nostri sentimenti, insomma, la capacità di modificare i nostri stati affettivi o le nostre reazioni fisiologiche, trovando una prospettiva o un modo di sentire diverso e più funzionale ai nostri scopi e quindi al nostro benessere.
In entrambi i casi possiamo arrivare a percepirci come in continua evoluzione e percepire la nostra crescita costante. Non più bloccati nelle nostre percezioni, possiamo comprendere come l'immagine di noi stessi più che una fotografia è un film, dotato quindi di complessità e capacità evolutive.
Ma proviamo a comprendere meglio questa metafora.
Nei nostri momenti di difficoltà di solito ci sentiamo bloccati, 
		intrappolati in una situazione senza uscita. Ci mancano le risorse 
		interne per reagire ovvero tutti i nostri tentativi sembrano vani e 
		inutili. E' come se, dopo sforzi immani, alla fine ci ritrovassimo 
		sempre al punto di partenza. Eppure ci stiamo davvero provando con tutte 
		le nostre forze ... o meglio, con tutte le forze che sappiamo di avere!
		Buona parte (forse più del 90%) del nostro comportamento e delle cose 
		che sappiamo è inconscio. Questo vuole dire che non sappiamo esattamente 
		come lo facciamo o non sappiamo di saperlo. A dirla proprio tutta, 
		questo può essere un bene.
		Noi di solito non sappiamo come fare ad addormentarci eppure di solito 
		riusciamo a farlo tranquillamente. Se provassimo ad essere coscienti del 
		processo di addormentamento finiremmo per non riuscire a d 
		addormentarci. E' questo quello che succede ad alcuni degli insonni 
		cronici che diventano così attenti ed analitici nel processo di 
		rilassamento che precede il sonno da non riuscire più a rilassarsi.
		E' la storia della farfalla che affascinata dalla grande capacità di 
		coordinamento di un millepiedi gli chiese semplicemente "quale piede 
		muovi per primo?" e quello, immobilizzato, non riuscì a muovere più un 
		passo.
		La stessa cosa succede a noi quando riteniamo di non riuscire a fare 
		qualcosa. E' al di la delle nostre possibilità. Resteremo bloccati in 
		qualche parte del percorso. La nostra profezia di fallimento si 
		realizzerà.
		Questo è esattamente l'opposto di quello che succede a tutti noi quando 
		sperimentiamo di guidare meglio la macchina quando smettiamo di pensare 
		alla frizione, alle marce, al freno e all'acceleratore e alle frecce ... 
		e ci fidiamo del nostro inconscio. Sappiamo farlo e lo faremo bene!
		L'ipnosi ci permette di sperimentare il nostro inconscio in azione, di 
		osservare le sue grandi capacità di soluzione dei problemi, di attingere 
		a esperienze, ricordi e conoscenze che ritenevamo di avere dimenticato, 
		di sentire la protezione che la nostra parte oscura mette in atto per 
		proteggerci dagli altri e da noi stessi.
		Questo, del resto, è uno dei motivi per cui in ipnosi non faremo niente 
		di nocivo per noi stessi.
Questo ci porta ad un altro aspetto importante nella terapia ipnotica e 
	nell'ipnosi in generale. Tutt'altro che passivo alle suggestioni 
	dell'ipnotista, il paziente dell'ipnosi ascolta e partecipa attivamente alla 
	terapia, alla creazione di scenari evolutivi e di esperienze utili alla sua 
	crescita interiore. 
	In ipnosi il paziente non perde conoscenza ma è assolutamente presente a 
	quello che succede, di solito, focalizzato su ciò che è importante in quel 
	momento e non disperso in pensieri meno rilevanti.
	Come in ogni forma di psicoterapia il paziente non otterrà dei risultati che 
	non vuole ottenere e si potrà confrontare con i suoi reali desideri. Potrà 
	osservare i suoi problemi e le sue risorse da differenti punti di vista, 
	potrà incuriosirsi e entrare più profondamente dentro di se per percepire 
	sfumature differenti nelle sue stesse emozioni, potrà ritrovare ricordi ed 
	esperienze smarrite da mettere al servizio dei propri desideri, potrà 
	immaginare scenari futuri con accuratezza di dettagli.
	Sicuramente è un'azione meno visibile all'esterno: il paziente in ipnosi non 
	si sbraccia, non alza la voce, sembra non muoversi affatto, il più delle 
	volte è con gli occhi chiusi. In realtà, durante la trance ipnotica i 
	movimenti sono minimizzati, non assenti; e ogni più piccolo sospiro ha 
	grandi significati.
		
L'attenzione che il terapeuta dedica al paziente in trance ipnotica è 
		davvero particolarmente rilavante. L'economia delle espressioni durante 
		l'ipnosi, di cui parlavamo poche righe prima, impone al terapeuta di 
		dare una grande rilevanza ai dettagli e un rispetto importante per il 
		paziente.
		Del resto, sebbene l'ipnosi sia uno stato naturale della mente e tutti 
		possono essere ipnotizzati, per entrare in ipnosi, paziente e terapeuta 
		devono sicuramente costruire un rapporto significativo. Un rapporto 
		basato sulla comprensione e sulla sintonia. Una relazione di fiducia e 
		rispetto reciproco.
		Non di rado, si ritiene, che sia proprio la particolare relazione che si 
		crea tra paziente e ipnotista, il Rapport ipnotico, appunto, ad essere 
		il volano per cambiamenti e risultati tanto significativi.
		
L'pnosi non fa miracoli. Se è vero che ogni individuo è unico anche 
		la terapia per quell'individuo unico ha bisogno di tempi adeguati e 
		spesso non preventivabili, se non in corso d'opera.
		Comunque, si può rilevare come l'ipnosi si presenti come trattamento 
		efficace per i disturbi d'ansia (dall'ansia generalizzata agli attacchi 
		di panico), per le fobie, per la depressione, per i disturbi somatoformi 
		e quelli di conversione (dalle malattie psicosomatiche alle paralisi 
		isteriche), e per le dipendenze (dal fumo, al gioco d'azzardo e allo 
		shopping compulsivo)
		Il trattamento con l'ipnosi è da ritenersi indicato anche dal punto di 
		vista dell'efficienza, in quanto permette di ridurre notevolmente la 
		durata dei tempi di trattamento.
		Il trattamento con l'ipnosi si presenta come una forma di terapia breve 
		ma risolutiva che si propone di restituire al paziente risorse per una 
		migliore qualità della vita e per un benessere pieno e duraturo.
		Nella terapia ipnotica ciascuno ha tutte le risorse necessarie alla 
		guarigione e al cambiamento va solo aiutato ad usarle, a tornare 
		protagonista della propria esistenza.
		
I principi appena enunciati, ed in particolare quelli della fiducia 
		nelle capacità inconsce e nelle potenzialità individuali, sono principi 
		basilari della terapia ipnotica e non ipnotica che segue il modello di 
		Milton Erickson.
		Straordinario psichiatra e ipnotista del secolo scorso, ad Erickson va 
		il merito di aver ridato lustro e visibilità all'ipnosi davanti alla 
		comunità scientifica. Questo risultato è stato ottenuto da una parte con 
		una opera di costante e attenta ricerca scientifica e dall'altra grazie 
		ad un intuito e una creatività fuori dal comune.
		La grandezza di Erickson si comprende meglio quando si scopre come molti 
		modelli terapeuti recenti si ispirano alla genialità di questo grande 
		uomo. La terapia strategica, la terapia familiare e la programmazione 
		neurolinguistica, solo per fare alcuni nomi, non solo attingono a piene 
		mani, ma riproducono con fedeltà i suoi modi di agire.
		
		A chi aveva chiesto ad Erickson di dare una descrizione del suo modo di 
		lavorare, lui rispose con una storia.
		Un giorno, da ragazzo, durante una scampagnata, Erickson e i suoi amici 
		si imbatterono in un cavallo senza cavaliere che si aggirava solitario. 
		Erickson gli montò in groppa e lo ricondusse dai proprietari. Quando 
		questi ultimi gli chiesero come avesse fatto a sapere dove portare il 
		cavallo, lui rispose: "io non lo sapevo, ma il cavallo sì! Mi sono 
		limitato a riportarlo sulla strada quando lui tagliava per i campi. Il 
		resto lo ha fatto da solo".
		Milton Erickson con il suo esempio ispira la nostra pratica clinica e 
		anima la nostra ricerca.
telefonando direttamente al Direttore
Dott. Francesco D'Onghia
chiamando il numero 347 2265998

		 
		
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